Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/363

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disfece due fortezze vi aveva edificate papa Sisto IV, giudicando, non la fortezza, ma la benivolenza del popolo lo avesse a tenere in quello stato. Ma di tutti gli altri esempli il più fresco ed il più notabile in ogni parte ed atto a mostrare la inutilità dello edificarle e l’utilità del disfarle, è quello di Genova, seguito ne’ prossimi tempi. Ciascuno sa come, nel 1507, Genova si ribellò da Luigi XII re di Francia, il quale venne personalmente e con tutte le forze sue a riacquistarla; e ricuperata che la ebbe, fece una fortezza, fortissima di tutte le altre delle quali al presente si avesse notizia: perché era, per sito e per ogni altra circunstanza, inespugnabile, posta in su una punta di colle che si estende nel mare, chiamato da’ Genovesi Codefà; e, per questo, batteva tutto il porto e gran parte della città di Genova. Occorse poi, nel 1512, che, sendo cacciate le genti franciose d’Italia, Genova, nonostante la fortezza, si ribellò, e prese lo stato di quella Ottaviano Fregoso; il quale con ogni industria, in termine di sedici mesi, per fame la espugnò. E ciascuno credeva, e da molti n’era consigliato, che la conservasse per suo refugio in ogni accidente; ma esso, come prudentissimo, conoscendo che non le fortezze, ma la volontà degli uomini mantenevono i principi in stato, la rovinò. E così, sanza fondare lo stato suo in su la fortezza, ma in su la virtù e prudenza sua, lo ha tenuto e tiene. E dove a variare lo stato di Genova solevano bastare mille fanti, gli avversari suoi lo