Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/364

Da Wikisource.

hanno assaltato con diecimila, e non lo hanno potuto offendere. Vedesi adunque per questo, come il disfare la fortezza non ha offeso Ottaviano, ed il farla non difese il re. Perché, quando ei potette venire in Italia con lo esercito, ei potette ricuperare Genova, non vi avendo fortezza; ma quando ei non potette venire in Italia con lo esercito, ei non potette tenere Genova, avendovi la fortezza. Fu, adunque, di spesa a il re il farla, e vergognoso il perderla; a Ottaviano, glorioso il riacquistarla, ed utile il rovinarla.

Ma vegnamo alle republiche che fanno le fortezze non nella patria, ma nelle terre che le acquistano. Ed a mostrare questa fallacia, quando e’ non bastasse lo esemplo detto, di Francia e di Genova, voglio mi basti Firenze e Pisa: dove i Fiorentini fecero le fortezze per tenere quella città; e non conobbero che una città stata sempre inimica del nome fiorentino, vissuta libera, e che ha alla rebellione per rifugio la libertà, era necessario, volendola tenere, osservare il modo romano; o farsela compagna, o disfarla. Perché la virtù delle fortezze si vide nella venuta del re Carlo; al quale si dettono o per poca fede di chi le guardava o per timore di maggiore male: dove, se le non fussono state, i Fiorentini non arebbero fondato il potere tenere Pisa sopra quelle, e quel re non arebbe potuto per quella via privare i Fiorentini di quella città; e i modi con gli quali si fusse mantenuta infino a quel tempo, sarebbono stati per avventura