Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/471

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catene che la tengono sbarrata, avevano le genti oddesche, davanti, uno che con una mazza di ferro rompea i serrami di quelle, acciocché i cavagli potessero passare; e restandogli a rompere solo quella che sboccava in piazza, ed essendo già levato il romore all’armi, ed essendo colui che rompeva oppresso dalla turba che gli veniva dietro, né potendo per questo alzare bene le braccia per rompere; per potersi maneggiare, gli venne detto: - Fatevi indietro! - la quale voce andando di grado in grado dicendo «addietro!», cominciò a fare fuggire gli ultimi, e di mano in mano gli altri, con tanta furia, che per loro medesimi si ruppono: e così restò vano il disegno degli Oddi, per cagione di sì debole accidente.

Dove è da considerare che, non tanto gli ordini in uno esercito sono necessari per potere ordinatamente combattere quanto perché ogni minimo accidenti non ti disordini. Perché, non per altro le moltitudini popolari sono disutili per la guerra, se non perché ogni romore ogni voce, ogni strepito, gli altera e fagli fuggire. E però uno buono capitano in tra gli altri suoi ordini debbe ordinare chi sono quegli che abbino a pigliare la sua voce e rimetterla ad altri, ed assuefare gli suoi soldati che non credino se non a quelli; e gli suoi capitani, che non dichino se non quel che da lui è commesso; perché, non osservata bene questa parte, si è visto molte volte avere fatti disordini grandissimi.

Quanto al vedere cose nuove, debbe ogni capitano ingegnarsi di farne apparire