Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/591

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più sua sicurtà, fondò una fortezza in Lucca, e si servì della materia delle torre di coloro ch’egli aveva cacciati e morti.

Mentre che Castruccio aveva posate le armi co’ Fiorentini e che e’ si affortificava in Lucca, non mancava di fare quelle cose che poteva sanza manifesta guerra operare, per fare maggiore la sua grandezza. E avendo desiderio grande di occupare Pistoia, parendogli, quando ottenessi la possessione di quella città, di avere un piè in Firenze, si fece in varii modi tutta la montagna amica; e con le parti di Pistoia si governava in modo che ciascuna confidava in lui. Era allora quella città divisa, come fu sempre, in Bianchi e Neri. Capo de’ Bianchi era Bastiano di Possente, de’ Neri, Iacopo da Gia; de’ quali ciascuno teneva con Castruccio strettissime pratiche, e qualunque di loro desiderava cacciare l’altro; tanto che l’uno e l’altro, dopo molti sospetti, vennono alle armi. Iacopo si fece forte alla Porta Fiorentina, Bastiano alla Lucchese, e confidando l’uno e l’altro più in Castruccio che ne’ Fiorentini, giudicandolo più espedito e più presto in su la guerra, mandorono a lui secretamente, l’uno e l’altro, per aiuti; e Castruccio all’uno e all’altro gli promisse, dicendo a Iacopo che verrebbe in persona, e a Bastiano che manderebbe Pagolo Giunigi suo allievo. E dato loro il tempo a punto, mandò Pagolo per la via di Pescia, ed esso a dirittura se n’andò a Pistoia; e in su la mezza notte, ché così erano convenuti