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che e di annose querce; e sorpassati gli erti dirupi, e superati i più ripidi gioghi, tacito e pensoso il guardo irrequieto per ogni intorno volgendo, a rimirare si mette se per fortuna scoprisse del caro oggetto, di cui va in cerca, un segno, un vestigio, un’ombra. Qui tutto è deserto! tutto è silenzio! tutto è solitudine! tutto è tristezza! Qui non mai sorride l’astro maggiore colla sua vivificante luce! qui niun mortale soggiorna! solo i gufi, ed altri rapini uccelli fanno di tratto in tratto fremere l’aria collo stridore delle loro ruvide penne. Il suo spirito s’impiccolisce tra le tenebre, la solitudine ed il silenzio! Un subitaneo sbigottimento per tutto lo circonda, onde colle voci del cuore esclama: Oh Padre de’ lumi, Tu, che quì guidasti i passi miei, non mi abbandonare! Vergine celeste, Madre di Dio e Madre mia, soccorrimi! Angelo mio tutelare, deh vola in mio aiuto! Ciò detto, pare, che le tenebre della mente spariscano: pare, che una immensa luce lo investa, un certo spirito animatore lo avvalori. Già ai moti soavissimi del cuore egli comprende ch’è sul luogo bramato. Per cui da forza soprannaturale animato, strappa sterpi, allontana macigni, rimuove il terreno, ed ecco vi vede un forame che penetra nelle viscere della terra. Oh da quali palpiti il suo cuore è compreso! oh quanti contrarii opposti pensieri alla sua mente si affollano! Ma spinto dai suoi