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capitolo xx. 175


dell’alba, benchè io pianga questo tempo che ho da perdere finch’ella sorga. — Qui non c’è da piangere, rispose Sancio, perchè io intratterrò vossignoria col racconto di qualche novella finchè si fa giorno, se pure non volesse ella piuttosto smontare e mettersi un po’ a dormire su quest’erba, alla maniera de’ cavalieri erranti, per trovarsi più agile domattina e più forte a sostenere l’incomparabile avventura che nuovamente l’aspetta. — Che parli tu di scendere o di riposare? disse don Chisciotte. Son io forse di que’ cavalieri che cercano riposo prima di affrontare i pericoli? Dormi tu, che sei nato per dormire, o fa quello che ti piace, ch’io mi applicherò a quanto esige la circostanza in cui mi ritrovo. — Non si adiri per questo vossignoria, rispose Sancio, chè io non ho parlato a tal fine„. Ed accostandosi a lui pose una mano sull’arcione dinanzi e l’altra sul posteriore per modo che abbracciò la coscia sinistra del suo padrone, senza osare di staccarsi un puntino da lui; e ciò fece per lo spavento da cui fu colto udendo nuovo strepito con nuovo alternar di percosse. Don Chisciotte gli disse che raccontasse qualche novella per trattenerlo secondo la sua promessa; e Sancio rispose che fatto l’avrebbe se gliel permettesse la paura di quello che sentiva. — Contuttociò, soggiunse, mi sforzerò a contare una storia, che se potrò dirla, e me la lasciano dire, sarà trovata la più bella del mondo. Stiami attento vossignoria, e do principio.

“Era ciò ch’era, il bene non vien per tutti e il male per chi ne va in cerca; ed avverta vossignoria che gli antichi non principiavano le loro favole all’impazzata, ma fu una sentenza di Caton Zonzorino romano, che dice: E venga il malanno a chi se lo va a buscare, che qui torna a proposito come anello al dito, e tanto più a proposito quantochè vossignoria dovrebbe star qui fermo e non andar in cerca di guai; anzi piuttosto mutiamo strada, da che nessuno ci obbliga a seguire questa ch’è piena di tanti spauracchi.

— Prosegui il tuo racconto, disse don Chisciotte, e lascia il pensiero a me della strada da battere.

— Dico pertanto, proseguì Sancio, che in un paese della Estremadura vi era un pastore capraio, dir m’intendo di quelli che guardano capre, il qual pastore capraio, come sto raccontando, chiamavasi Lope Ruiz, e questo Lope Ruiz era innamorato di una pastorella, nominata Torralva, la qual pastorella nominata Torralva, era figliuola di un ricco pastore, e questo ricco pastore...

— Se tu vai narrando a questo modo la tua novella, disse don Chisciotte, e vuoi ripetere due volte tutto quello che dici, non ti basteranno due giorni: raccontala di seguito e da uomo di giudizio, o diversamente non dir altro.