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capitolo xx. 179


mondo1, ed una forma di raccontarlo e di finirlo come la tua non ha esempio, ma altro non dovea attendermi dal tuo bel modo di ragionare; e poi non me ne maraviglio perchè questi colpi che non cessano mai debbono averti turbato l’intelletto.

— Sarà vero, rispose Sancio, ma io so che niente si può aggiungere alla mia istoria che termina dove comincia a perdersi il conto del passaggio delle capre.

— Non importa, replicò don Chisciotte; vediamo se Ronzinante si può movere„.

Tornò a dar degli sproni, e quello a far nuovi salti senza movere un passo: tanto bene l’avea Sancio legato. Frattanto, o per il freddo della mattina che s’accostasse, o perchè Sancio avesse mangiato a cena qualche cosa di lenitivo, o perchè naturalmente fosse chiamato (ciò ch’è più verosimile) gli venne voglia di fare ciò ch’altri non potea fare per lui; ma tanto grande era la sua paura che non osava scostarsi un passo dal suo padrone. E poichè gli era impossibile di non servire alla sua stringente necessità, per conciliare ogni cosa, levò via la mano dritta dell’arcione di dietro, e sciolto di cheto un cappio scorsoio con cui teneva allacciati i calzoni, alzò il meglio che potè la camicia per fare le sue occorrenze. Ma parendogli poi di non poterne riuscire senza far qualche strepito che lo tradisse, cominciò a stringere i denti e a raggricchiarsi nelle spalle, trattenendo il fiato il più che poteva; e tuttavolta non valse a impedire che nascesse un cotal rumore diverso da quello che gli aveva messa già tanta paura. Lo sentì don Chisciotte, e disse: — Sancio, che strepito è questo? — Nol so, rispos’egli; qualche altra novità, perchè le avventure e le disavventure non vengono mai sole:„ e nel dire queste parole il povero Sancio si trovò libero del fardello che gli aveva recato tanto fastidio. Siccome don Chisciotte avea sì perfetto il senso dell’odorato come quello dell’udito, e Sancio gli era sì vicino e tanto immedesimato che quasi per la linea retta salivano in su i vapori, non potè impedire che questi non gli entrassero per le narici; si affrettò di turarle bene con due dita, e parlando così nel naso, disse: — Parmi, Sancio, che tu abbia gran paura. — Per l’appunto, diss’egli; ma donde arguisce vossisignoria ch’io tema più adesso che prima? — Perchè adesso più che prima mandi un odore che non è d’ambra, rispose don Chisciotte. — Così può ben essere, replicò Sancio; ma non è mia la colpa, bensì della

  1. Abbiamo nel Novellino qualche cosa molto somigliante alla storia narrata da Sancio. E lo scrittore italiano non la inventò, ma la tolse dal Provenzale; e si crede che in origine appartenga a Pedro Alfonso, ebreo convertito, medico di Alfonso il Battagliero, re d’Aragona, vissuto verso il 1100.