Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/231

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capitolo xxiii. 213

— Tu sei codardo per tua natura, disse don Chisciotte: ma perchè tu non possa accusarmi di ostinazione, nè dire che io non bado mai alle tue insinuazioni, voglio ascoltarti per questa volta, e così mi sottrarrò da quella tempesta che tu paventi; lo fo però a condizione che vivo o morto tu non debba mai dire a nessuno ch’io mi sia ritirato e sottratto da un tal pericolo per timore, ma unicamente per condiscendere a’ prieghi tuoi; altrimenti facendo, tu mentirai; e adesso per allora, ed allora per adesso rispondo alla mentita, e dichiaro che menti e mentirai tutte le volte che ti scappi detto ciò che a mio svantaggio tu pensi. Nè replicarmi parola, sai; chè al solo pensar che ora mi sottraggo a nuovo pericolo, e spezialmente a questo dove pare ch’io mostri non so qual ombra di paura, per poco è che non mi deliberi di aspettar qui io solo, non pure la giustizia di cui tu parli e che ti atterrisce tanto, ma i fratelli tutti di tutte le dodici tribù d’Israello e i sette fratelli Maccabei, e i gemelli Castore e Polluce, e quante sbirraglie, e quanti bargelli sono al mondo. — Signore, rispose Sancio, il ritirarsi non è fuggire, e quando il pericolo è maggiore della speranza non è da accorto l’attenderlo, ma è da savio il prevenire oggi il dimani, nè avventurare il tutto in un giorno solo: e sappia vossignoria che quantunque zotico e villano io m’intendo un poco di quel che si chiama saper vivere, nè ella si penta di avere accolto il mio consiglio, ma monti sopra il suo Ronzinante; e se mai non può, io sono qua ad ajutarla, e mi segua, poichè il mio poco cervello pare che mi suggerisca che adesso abbiamo più bisogno dei piedi che delle mani„. Salì don Chisciotte senz’aggiungere parola, e, montato Sancio sopra il suo asino, entrarono per quella parte di Sierra Morena ch’era la più vicina, avendo Sancio intenzione di attraversarla tutta intiera e portarsi al Viso, o ad Almodovar del Campo, e stare nascosto per alquanti giorni fra quelle rupi per non essere colti dalla Santa Ermandada se mai li venisse cercando. Prese anche più animo vedendo che in mezzo al parapiglia coi galeotti aveva potuto salvare la vettovaglia che stava sull’asino, ciò che egli ascrisse a miracolo dopo le ruberie sofferte.

Pervennero in quella sera nel bel mezzo delle interne balze di Sierra Morena, dove giudicò don Chisciotte di restare la prima notte non solo, ma eziandio alcuni altri giorni, od almeno fin tanto che durassero le provvigioni. Pernottarono dunque in quelle balze e tra sugheri; ma la fatalità che secondo la fallace credenza di chi non professa la vera fede, regola le sorti tutte degli uomini, volle che Gines di Passamonte, il famoso mariuolo e ladro scappato dalle catene per l’opera e per la pazzia di don Chisciotte, per sottrarsi alla Santa Ermandada, di cui temeva a ragione, pensasse pure di ap-