Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/485

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capitolo xli. 467

della bellezza di Zoraida, la quale attiravasi l’ammirazione di tutti dopo un viaggio sì disastroso, manifestando grande letizia per vedersi in terra di cristiani senz’altro timore di sinistra fortuna. Queste circostanze le aveano aggiunte grazie così attraenti, che se l’affezione non m’ingannava io avrei osato dire ch’era ella la più leggiadra creatura che potesse trovarsi, od almeno che io avessi giammai veduta. Ci recammo alla chiesa per render grazie al Signore del ricevuto benefizio, ed entrata che vi fu Zoraida, disse tosto ch’erano ivi delle facce che rassomigliavano a quella di Lela Marien. Le dicemmo ch’erano sue immagini, ed alla meglio il rinnegato le diede a conoscer ciò che significavano, affinchè le adorasse, come se ognuna di esse fosse veracemente quella stessa Lela Marien che le era apparsa. Ella che ha un giusto discernimento ed un comprendere molto facile e sottile, intese pienamente quanto le venne accennato intorno a quei pii simulacri. Di là ci divisero per farci alloggiare in varie case della città; ma il rinnegato, Zoraida ed io fummo accolti in casa dei genitori del cristiano,