Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/159

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capitolo xvii 149

io potuto avere tanto ardire d’insudiciare l’elmo di vossignoria? Quando mai mi ha ella conosciuto di una tempera tanto perfida? Oh in fede mia che da quanto vo vedendo, decido che debbo aver anch’io degli incantatori che mi perseguitano come creatura e membro della signoria vostra; e costoro avranno qua nascosto queste immondezze per cimentare la sua tolleranza e per farmi ammaccare le costole secondo il solito; ma in verità che questa volta hanno fatto il salto in fallo, poichè basta a mia difesa il buon discernimento del mio padrone, il quale avrà bene considerato che io non tengo nè latte, nè ricotte, nè altra equivalente cosa, e che se ne avessi le caccerei nello stomaco piuttosto che nella celata. — Tutto può darsi„, disse allora don Chisciotte. Don Diego dal gabbano verde poneva mente ad ogni cosa, e stavasene attonito; e allora specialmente che don Chisciotte, dopo di essersi asciugata la testa, il viso, la barba, si ficcò di nuovo in capo la celata, e strettosi bene sulle staffe, prendendo la spada, e schermendo colla lancia, disse: — Venga ora quello che sa venire, chè io stommi a pie fermo con cuore da cimentarmi contro Satanasso in persona„.