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304 | don chisciotte |
faccia conto delle parole di Sancio rispetto allo stacciare e vagliare di Dulcinea, mentre non è punto a maravigliarsi che, siccome per me, l’abbiano egualmente per esso lui trasformata. Dulcinea, ripeto, è di condizione bennata, deriva da nobili prosapie delle quali abbonda il Toboso; ed è indubitata cosa che brillerà sempre come il sole questa senza pari Dulcinea, e che sarà celebrato il suo paese e memorato nei secoli avvenire, come lo furono Troia per Elena, e Spagna per la Cava1, e forse con minori diritti alla fama. Sappiano per altro le signorie loro che Sancio Panza è uno dei più graziosi scudieri che abbiano servito giammai a cavaliere errante. Egli scappa fuori talvolta con sì acute semplicità che dà diletto o voglia essere goffo od acuto. Ha certe malizie che lo condannano per vigliacco, e certe trascuratezze che lo confermano per balordo; di tutto dubita, e ad ogni cosa dà fede; e quando mi pare che vada a precipitarsi nelle scimunitaggini, eccolo in campo con ragionamenti sì giusti che lo sollevano al cielo; in somma io non lo cambierei con altro scudiere se pure per giunta del cambio mi fosse data una città in dono; e sono ancora in dubbio se io debba inviarlo o no al governo del quale la grandezza vostra gli ha fatto grazia; quantunque già scorga in lui certa attitudine al governare, che attizzandogli un cotal poco l’intendimento, potrebbe prendere le redini di uno stato con tanta facilità quanta ne ha il re nell’amministrazione delle sue dogane. Già è noto per molte sperienze che somma abilità non richiedesi a governare, nè molto sapere per esser governatore, mentre se ne trovano a centinaia che sanno appena leggere, e governano come girifalchi: quello che importa si è l’avere buone intenzioni, l’amministrare con rettitudine, e quanto al resto non mancherà chi lo consigli e guidi, e potrà imitare i governatori cavalieri e non iurisperiti che nelle sentenze si fanno assistere dall’assessore. Lo consiglierò io per altro a sostenere dignitosamente il suo posto, a non cedere ad altri il suo diritto, ed altre cose che serbo in petto, e che usciranno fuora a suo tempo, per vantaggio di Sancio, e per maggiore utilità dell’isola che gli sarà affidata„.
Giunti erano a tal passo del colloquio il duca, la duchessa e don Chisciotte, quando molte voci e grande rumore di genti si udì nel palagio; e all’improvviso entrò Sancio nella sala tutto spaventato con un ceneracciolo per bavaglio, e dietro lui molti garzoni, o per meglio dire guatteri di cucina, ed altra gente minuta, uno dei quali portava certa larga scodella di legno piena di acqua, che al calore e alla immondezza pareva che rigovernate avesse le stoviglie. Co-
- ↑ Così fu chiamata dai cronisti Florinda figliuola del conte don Giuliano.