Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/315

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capitolo xxxii 305

stui inseguiva Sancio, e voleva pure ficcargli il vaso sotto la barba, nell’atto che un altro guattero mostrava di apprestarsi a volergliela lavare. — Che cosa è questa? che c’è egli? che pretendete, disse la duchessa, da questo galantuomo? Non sapete voi che egli è eletto governatore?„ Cui rispose il guattero barbiere: — Questo signorino si rifiuta di lasciarsi lavare com’è l’usanza, e come si lava il duca nostro padrone e il suo signor don Chisciotte. — Non è che io non voglia, rispose Sancio tutto stizzito, lasciarmi lavare, purchè si faccia con sciugatoi più puliti, con ranno più chiaro, con mani non così succide; giacchè non corre tra me e il mio padrone tanta differenza che debba egli essere lavato con acqua d’angeli1, ed io con la lisciva del diavolo. Le usanze dei paesi e dei palagi dei principi in tanto sono buone in quanto che non riescono moleste; ma il costume dei lavacri che qua si usa, è peggiore di quello dei fratelli disciplinanti. La mia barba è quanto basta decente, io non ho bisogno di questi refrigerii, e chi si cimenterà a toccarmi un pelo,

  1. Agua de Angeles chiamavasi un’acqua odorosa usala al tempo del Cervantes.
vol. ii. 39