Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/473

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capitolo li 463

entrò allo sparecchiare della tavola un corriere con una lettera di don Chisciotte pel governatore. Ordinò egli al segretario che la leggesse da sè, e che se non contenesse alcuna cosa di segreto, la rileggesse ad alta voce. Obbedì il segretario, e dopo averla scorsa, disse: — Può leggersi ad alta voce perchè quello che scrive il signor don Chisciotte a vossignoria, è degno di essere stampato e scritto con lettere d’oro. Udite:


don chisciotte della mancia a sancio panza
governatore della isola barattaria.


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uando io mi aspettava di ricevere nuove delle tue balordaggini e impertinenze, mi arrivano in vece, amico Sancio, quelle della tua saggezza; del che rendo grazie speciali al cielo, il quale dallo sterco sa sollevare i miseri e fare degli sciocchi altrettanti savii e discreti. Mi fanno credere che tu governi come se fossi uomo, e che sei uomo come se fossi bestia: tanto grande ed esemplare è l’umiltà con cui ti conduci. Voglio però avvertirti, o Sancio mio, ch’è molte volte necessario, per l’autorità della carica, andare contro all’umiltà del cuore; perchè anche il portamento della persona che presiede a ufficii importanti, ha da uniformarsi a quanto essi richieggono, e non già alla misura di quell’uomo che a bassa ed umile condizione è inchinevole. Vestiti bene; chè un palo bene vestito non pare più palo: ma non ti dico questo perchè tu abbia ad ornarti con isfoggio puerile e disdicevole, ma cogli abiti che il tuo posto richiede, badando che sieno sempre mondi e bene assettati. Per farti bene volere dal popolo che tu governi, bada a due cose: l’una di esser bencreato con tutti, (che te l’ho già detto anche per lo passato); l’altra di aver a cuore l’abbondanza delle vettovaglie: chè non v’ha cosa che affligga il cuore dei poveri, quanto la fame e la carestia. Non fare tante riforme e tanti decreti; e se li fai procura che sieno giusti, e soprattutto che si osservino e si eseguiscano; perchè le riforme che si trascurano egli è come se non si promulgassero, e fanno giudicare che il principe il quale ebbe e senno ed antivedenza nel prescriverle, manchi poi di energia nel farle eseguire. Quelle leggi che emanano e che poi si dissolvono in fumo, sono come la trave del re dei ranocchi, di cui eglino al principio si spaventarono, e poi per dispregio vi montarono sopra. Ricordati di mantenerti padre delle virtù e padrino dei vizii: nè essere sempre