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Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/120

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114 i marmi - parte prima


     perché tal or penava un pezzo invano
a cercar della tasca e bene spesso
36in cambio d’essa al brachier pon la mano;
     ma che composizion, dicami adesso
uno, è l’avere una bandiera in testa,
39spada e pugnale ed un carniere appresso?
     Gli è come avere intorno a sé una festa
con nappe e frappe e parer un merciaio
42quando gli avvien ti spogli o che ti vesta.
     Stu mi dicessi; — Il portar del danaio,
torna pur bene — ed io a te rispondo:
45Qual è piú bel che nel petto del saio?
     Ch’ogni gran quantitá non molto pondo
t’arreca e con la man sempre gli senti,
48cagion di farti star lieto e giocondo;
     e puoi andare e stare infra le genti,
dormir ben sodo, e mai non dubitare
51ch’alcun ti tocchi che non ti risenti;
     dove i carnieri insegnerien rubare,
per la commoditá, ad ogni santo,
54nel vederlo da lato spenzolare.
     Se portar vuoi una lettera a canto,
una scrittura, hai mille modi altrove,
57senza a’ notai volerne tôrre il vanto;
     se tu t’abbatti a ritrovarti dove
sia una tua signora o cittadina,
60di porviti la man par che le giove,
     e cosí in tua presenza t’assassina
ed in su e’ fatti tua fa assegnamento,
63sentendoti pesar la cotalina.
     Disse un, vedendo tale abbusamento,
che fior d’ingegno avea, seco ridendo:
66 — Quanti sonagli se ne porta il vento! —
     E cosí, dunque, da ogn’uno essendo
questa usanzaccia antica biasimata,
69di biasimarla solo anch’io intendo;
     e dico che la piú scomunicata
né la piú ladra mai, secca né fresca
72non fu nei tempi nostri ritrovata;