Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/121

Da Wikisource.

ragionamento settimo 115


     non è da secolar, non è fratesca,
se non fosse da voi, padre Giovanni,
75che la portaste sempre alla tedesca
     né per volger di cieli o correr d’anni
mai non mutaste foggia, e ’l mostra ancóra
78le vostre usanze antiche di mill’anni:
     però questo capitol vi mando ora
e quant’io posso ve lo raccomando
81che lo mostriate a tutto ’l popol fuora.
     E s’io potessi, faria porre un bando,
che chi non mostra d’aver il brachieri
84non possa tal usanza ir seguitando
     di portar la scarsella o ver carnieri.

Stradino. Piacemi, messer Niccolò, che voi vi siate dato al poeta, perché voi non siate manco valente che nelle prose. Ma ditemi: in ricompensa di tanto onore che voi mi fate, non volete voi che io vi doni una bella canzona nuova nuova di trinca?

Niccolò. Non vo’ canti, ché io non son musico.

Stradino. Io dico parole; e son di quel raro uomo e mirabil ingegno che disse giá all’improviso a papa Lione, che sonava tanto suavemente la viola.

Niccolò. Quale?

Stradino. Maestro Iacopo de’ Servi.

Niccolò. Come avete voi fatto ad averla, ché non vuole che le sue cose vadino a processione?

Stradino. In modo d’archetti.

Niccolò. A me farete voi un singularissimo piacere e ve ne avrò obligo grandissimo.

Stradino. Togliete; eccovela: ed è una delle belle cose che si possin lèggere:

     Quando ’l sol parte e l’ombra il mondo copre
e gli uomini e le fère
3ne l’alte selve e tra le chiuse mura
le loro asprezze piú crudeli e fère
scordan, vinti dal sonno, e le lor opre,