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120 i marmi - parte prima


     qual è che s’alcun fa qualche delitto,
per cui debba a morte esser condennato,
36qua vuol si mandi per maggior conflitto.
     Onde ogni ladroncello e scelerato,
senza altre forche né tagliar di testa,
39qua da varie giustizie è confinato.
     O fiorentini miei, non fate festa
d’essere eletti a regger questo perno,
42perché venite a morte manifesta.
     Sia di state, d’autunno o sia di verno,
nulla val, ché questo aer l’alma invola,
45come fosse una bolgia dell’inferno.
     Per tutto ne saprei lèggere in scola;
cosí non lo sapessi, ed ogni sciocco
48m’avessi a dir: tu menti per la gola!
     So parlar di libeccio e di scilocco,
di garbin, di maestro e di molt’anco,
51che sbalordito m’han com’uno allocco:
     tosse, catarri, punte e mal di fianco
generan questi, infin che in sepoltura
54ne va l’infermo e ’l san tosto vien manco.
     Nel spirar loro (o cosa orrenda e scura!)
i’ gli ho veduti (e chi ’l crederá mai?)
57rodere i ferri e consumar le mura.
     Ma molto peggio fan di questo assai
i fossi, i stagni, i putridi pantani,
60cagion di porne in sempiterni guai;
     che si veggion per tutti questi piani,
e, lor mercé, convien sopra noi fiocchi
63un vapor che ne amazza come cani.
     Dipoi vólti un, se sa, d’intorno gli occhi,
ch’or bòtte trova or qualche aspido sordo
66tra le schiere di grilli e di ranocchi.
     S’in questo loco a star poco m’accordo,
voglio senza giurar che ’l creda ognuno,
69ché altrimenti arei troppo del balordo:
     qui son condotto e non ci trovo alcuno
ch’abbi segno di fede o di pietate;
72onde nel petto molto sdegno aduno.