Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/163

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ragionamento settimo 157


prima, non avendo quella pazienza che ho io: — Canaglia (che vi dovereste vergognare ad assassinare i libri a questa foggia!) che fa qua questa postilla? che allegazioni son queste? perché dichiari tu la sí fatta cosa con questo senso a rovescio? che comentaccio è questo? che allegoria, che fracasso, e che storpiamento ha’ tu fatto al povero autore? Va alla mal’ora! Scrivi del tuo e non rattoppare quel d’altri. — E se punto punto l’uomo s’incolerasse, dargli d’una mano sul mostaccio o fargli mangiar tutto quel libro assassinato dalla sua ignoranza. E’ mi par udir gente che dichino: — E’ dice il vero. — Quei libri che son senza nome dell’autore, o un nome finto, mi danno il mio resto; e l’ho caro, per non avere a dir nulla de’ fatti loro, né in lode né in biasimo. Lo Stucco, academico nostro, come e’ trova un libro che non sa di chi egli sia, l’ha per letto. Egli fia bene ch’io non passeggi piú sopra questi Marmi; io ho un pezzo anaspato da me solo come fanno i pazzi, ho ascoltato ancor qualche cosa: io me n’andrò a casa, perché io veggo che costoro son per starci infino a mezza notte.

Ardito. Non ti partir, Bizzarro, ch’ancora io son per venir via; aspettami tanto che io intenda quando questi signori vogliano dar principio alle materie ordinate e avisate, poi vengo.

Bizzarro. Ascolta; d’ogni cosa che tu cerchi, ti sodisfarò io; sí che non accade che tu vadia. Dimmi, che fai tu qua?

Ardito. Son venuto ad accompagnare un poeta forestiero, che ha portato una soma di motti fiorentini e vuol che qualche academico gne ne snoccioli; ed è venuto a posta per questo, come se gli fosse mancato fiorentini fuor di qua; perché le son cose che ogni minimo di loro le sa benissimo.

Bizzarro. Questo è quello che io ho udito dire ai Marmi, che lunedí sera vogliano cominciare a dichiarar non so che di regole di gramatica, di vocaboli, di detti, di motti, di sentenze: sí, sí, io ho compresa la cosa.

Ardito. Noi saremo, se Dio vorrá, ancóra noi a questa festa.

Bizzarro. Sí, oh egli è forza. Hai tu veduto la listra dell’opere nuove che si stampano ora nell’academia! Oh le son la bizzarra cosa!