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180 i marmi - parte seconda


rimasa lá con un puzzo di zolfo e di polve, il quale, dopo averlo amorbato, ha sgannato il mondo.

Crivello. Maravigliato mi son sempre, e tuttavia stupisco, non come questi tali siano stati in opinione di scrittori e d’omini rari, ma che le persone di grado e di merito non pure gli abbiano degnati, ma fatti immortali ancóra negli scritti loro; perché, se di qui a una etá o due ci fosse concesso di poter ritornare a questo mondo, vedremmo che quegli che dopo noi verranno, leggendo i nomi di questi nelle opere di molti autori, gli avranno per uomini di valore, massimamente essendosi giá spente e sepolte le gofferie di lor medesimi. Ponghiamo, per conto, che uno ne’ suoi libri buoni nomini un cattivo mirabilmente e lo lodi (dell’intenzione non si può giudicare); non credete voi che di qui a dugento anni il meccanico abbia da essere stimato come è stato scritto, come dir nobile uomo e persona d’ingegno, da chi verrá dopo noi, i quali daranno fede a quanto il valente uomo ha lasciato su’ libri?

Coccio. Messer no, che io non lo credo.

Crivello. Chi vi domandasse della ragione?

Coccio. Direi che chi leggerá e considererá diligentemente, conoscerá se le son vere lodi e vedrá che son talvolta vitupèri coperti, stati male intesi da chi gli riceve per buoni o per onori.

Lollio. Eccoci ai comenti e alle chiose.

Coccio. Direte voi che l’infamia non si possa inorpellare con una coperta di gloria sí che ella appaia e non sia?

Lollio. Dirò che l’oro e l’argento si conoscono al paragone.

Coccio. E direte il vero; perché, leggendo dove il nobile uomo loda chi n’è degno, non ritroverete parole anfibologiche né che si possano pigliare in mala parte ancóra, anzi vedrete puritá di mente, sinceritá d’animo ed esaltazione onorata.

Crivello. Non è dunque sempre onore la lode che viene da uomo lodato?

Coccio. Anzi la lode è in ogni tempo lode, sí come il biasimo in ciascuna ora è biasimo.