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ragionamento della stampa 197


Peregrini. Ogni virtuoso e ogni signore amatore de’ virtuosi ha nostre lettere e nostre opere.

Fiorentini. Talmente che l’academia giova a Vinegia, alla villa academica e a tutto il mondo? Questo ordine mi diletta e n’ho gran consolazione. Chi maneggia l’intrate?

Peregrini. Quei cinque cittadini; e il presidente, sempre del suo tempo, rivede il tutto, né ha, mentre che egli è presidente, autoritá alcuna sopra l’entrate, ma di farle ben ministrare solamente; e, nel far delle faccende, quei cinque governano e reggono il perno.

Fiorentini. Ancor questo è modo libero e retto governo.

Peregrini. Dove entra gentiluomini, dico de’ veri gentiluomini, viniziani, vi si pon sempre ottimi ordini e liberi, perché la libertá è regina del mondo.

Fiorentini. Una stampa particolar vi manca.

Peregrini. Quella di messer Francesco Marcolini, un de’ nostri secretari, è una, e una ne abbiamo fuori per istampare le nostre conclusioni; i nostri sonetti e i nostri epigrammi che si portano nell’academia, tutto viene lá in congregazione stampato e si pone in una bellissima arca; in un’altra urna ci sono tutte le minute delle lettere che scrive e sono scritte all’academia, e in un’altra tutte le risposte. Per ciascuno che muore, che sia academico, se gli fa fare un’orazione, ponendola in una altra urna, e l’academia, in pietra, scrive il suo epitaffio ad onore della sua fama: e altri mirabili ordini, di poca fatica, di grand’onore; e per farsi onore, non si guarda a spesa, in conto alcuno. Ma tutte le nostre cose vanno fuori del corpo dell’academia piú secretamente che si può: basta, che prima appariscono i fatti che s’odino le parole.

Fiorentini. Viver poss’ella eternamente, ché, almanco, la non fa spampanate di grandezza di fumo né va con il cembolo in colombaia!

Peregrini. Se voi sapeste con quanto amore noi ci veggiamo l’un l’altro e con quanta caritá ci amiamo, stupireste; non credo che sia congregazione piú separata dal vizio dell’odio che la nostra, sia detto con pace de’ buoni.