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202 i marmi - parte seconda


La Zinzera, Verdelotto e plebei.

Zinzera. Da sta sera in fuori, ogni sera ci suol esser qualche ragionamento bizzarro: io per me non ci veggo altri che plebei: s’io l’avesse creduto, non ci venivo altrimenti; e s’io non ci veniva, il pan muffava.

Verdelotto. Almanco ci fossero Bruett, Cornelio e Ciarles, ché noi diremmo una dozzina di franzesette e pasteggieremmo qua questo mucchio di plebei.

Plebei. Da che voi non potete sodisfare a noi con la musica, noi disturberen voi con certe nostre novellaccie che contiamo l’uno all’altro.

Zinzera. Anch’io ne dirò una, quahdo avrò udito dire a voi altri ciascun la sua.

Plebei. Noi saremo i primi, sián contenti. Nel mille non so quanti, a dí di luglio, quando venne una piova grossa grossa, dice che ’l Zucca pallaio aveva in casa certi forestieri, i quali eran venuti a Firenze per palloni, e per sorte si trovaron, quando piovve, in bottega sua; e, vedendo andare quei rigagnoli correnti giú per quelle fogne, gli dimandaron: — Dove va quell’acqua? — Il Torniaino, che vi si trovò a cicaleccio, rispose loro immediate: — In certi vivai di pesci che son lá sotto, e, come s’alza l’acqua, noi mandian giú un pezzo di rete e ne tiriamo su quanti ce ne piace. — Oh, — dissero quei forestieri, — la debbe essere una bella cosa! Quando se ne potrá egli pigliare? — Domani, perché oggi l’acqua si va alzando, — rispose il Zucca, che prese la boce del Torniaino. — Fate, di grazia, che noi vediamo questa bella cosa! — E loro glielo promisero. Il giorno sequente prepararono i buoni compagni quattro brave zucche piene di pesci d’Arno e un bravo cestellino di pesce marinato, e, fatto entrare nella fogna il Bargiacca coltellinaio con quelle zucche e con quei pesci cotti e marinati, aspettaron che venissero questi galanti