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236 | i marmi - parte seconda |
Soldo. Sempre vengono infiniti e gran segnali ogni volta che egli ha da succedere morte di gran potenze e rovine di gran regni.
Matteo. La ingratitudine di Giustiniano in verso Narsete e le cattive e mal dette parole della imperatrice Sofia furon cagione che i longobardi venissero alla destruzione della bella Italia. Cosa veramente da notare e che ciascun principe lo debba sapere, per essere molto avvertenti a non offendere i suoi fideli capitani, ministri e altri personaggi mirabili e gloriosi: per che egli pare che l’ingratitudine d’un signore meriti che uno che gli è stato amorevole amico gli diventi nimico crudele e di servo fidele infidelissimo.
Soldo. Io guardo che l’imperatrice fu cagione di male, secondo che la doveva esser di bene; perché piú tosto, essendo l’imperadore irato aveva da placarlo che, essendo quieto, a farlo alterare. Dove morí Narsete, ultimamente? Perché bisogna, essendo ora di partirsi, finirla.
Matteo. In due parole vi do licenza. Narsete se n’andò a Roma e amalossi e, ricevuti tutti i sacramenti della chiesa, s’andò a riposare e lasciò il mondo sentina di tutti i mali.
Soldo. Gran piacere ho avuto, messer Matteo, del vostro ragionamento e, ringraziandovi, vi lascio in buona ora.
Matteo. Vivete lieto, ché io mi raccomando.