Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/277

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ragionamento di diverse etá del mondo 271


Papi. Bisognava che noi non avessimo tanti assalti a un tratto da’ nimíci: chi resisterebbe in un tempo medesimo alla carne, al sangue, alla concupiscenza degli occhi, alla superbia della vita e al leone che del continuo cerca preda?

BernardinoQuis est iste et laudabimus eum?»

Romito. Io non niego, ma confesso che tutte le cose furon create da Dio per l’uomo: ma l’uomo, sí come era ordinato, doveva anch’egli servire a Dio, conoscendo d’esser fatto per quello; ma l’uomo, sí come si ribellò a Dio, ancóra le cose sopposte a lui se gli voltaron contro, perché egli è giusto che chi non vuole ubidir altri non sia ubidito lui. Quanto danno ha ricevuto l’uomo per non esser a un comandamento solo ubidiente? Se Adamo amava e temeva nel paradiso il suo creatore solamente, da tutti in terra era egli temuto e amato. Natura ingrata di tanti e sí preziosi benifici! Io ho veramente a me medesimo e a tutti gli uomini gran compassione, vedendoci fuori del paradiso, potendo esser in cielo, considerandomi in sí aspra selva mondana e vedendo la carne nostra nella sepoltura in preda dei vermini. Oh che grande scatto da innocente e beato a peccatore e dannato! Gran paragone veramente ci s’appresenta dinanzi agli occhi: il godere gli elementi nello stato d’obedienza in pro nostro e utile e, nell’esser della disobedienza, in danno e tormento! Io sono astretto dal freddo che m’amazza, non posso toccare il fuoco che m’abrucia, non trapasso l’acqua perché m’annega, né entro sotto la terra perché la mi stiaccia; i serpi mi mordono, i cavalli mi traggono, i serpenti m’avvelenano e ogni cosa ha lasciato il dolce e il suave per me e ha preso l’aspro e l’amaro per tormentarmi; e, quello che è peggio, quello che tutto importa, che è la mia rovina, dico dell’uomo perpetuo affanno e danno, è stato che la mia celeste intelligenza m’è stata messa in un corpo grosso, grave, mortale e bestiale, tutto il rovescio che era prima, onde, in cambio di cose celesti e divine, egli cerca terrene e umane. Cuopri pur questa carne di broccato, ch’io non voglio altro; dammi pur famigli assai, e mi contento; accumulami pur del tesoro, ché io ad altro non penso; addestrami infiniti cavalli, perché lá è il mio piacere;