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ragionamento quarto 51


Moschino, Tribolo1 e Ridolfo del Grillandaio.

Moschino. Per la fede mia che in Fiorenza non fu fatto mai sí bel trovato: due scene, una da una parte della sala e l’altra dall’altra; due prospettive mirabili, una di mano di Francesco Salviati, l’altra del Bronzino; due comedie piacevolissime e di nuova invenzione; la Mandragola e l’Assiuolo: fatto che era il primo atto di questa, seguitava l’atto di quella, sempre accompagnandosi l’una l’altra, senza intermedii, in modo che una comedia era intermedio dell’altra. Solamente al principio cominciò la musica e al fine finí. Io non credo che si possi far meglio di queste due comediette; le sono una gioia. Il Machiavello e Giovan Maria mi posson comandare. Oh che belli intelletti! Mi piace quei passi tratti del Boccaccio sí destramente; perché, alla fine, il comporre è un filo che esce d’una matassa filata di diversi lini in piú gugliate.

Tribolo. Io non intendo.

Moschino. Quel che si dice oggi è stato detto molte volte; perché coloro che sono stati inanzi a noi hanno avuto i medesimi umori piú e piú volte, per esser, questa materia dell’uomo, d’una medesima sustanza e sapore, e aver dentro tutto quello, in questi spiriti, che tutti gli altri spiriti hanno avuto: onde vengo a concludere che tutto quello che si scrive è stato detto e quello che s’imagina è stato imaginato.

Tribolo. Mentre che si son fatte le comedie, per averle io lette piú volte, mi ritrassi, fatto il primo atto, in una di quelle finestre al fresco, dietro ai panni, e mi vi accomodai comodatissimamente, e ho fatto un sonnellino suave suave.

  1. Niccolò de’ Pericoli, detto il Tribolo, scultore, di cui il Vasari [Ed.].