Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/89

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ragionamento sesto 83


ferro — e, mordendosi il dito, disse — Io te ne pagherò. — Dopo desinare egli lo menò in camera; e la signoria vostra sa che cosa è la discrezione de’ pedanti: egli tolse il suo staffile, che è quattro dita largo, secondo che dice la fante, che gne ne vide in mano su quella furia, e gne ne ha date tante e tante che il povero Carlo, che ha le carni tenerine, gli fila tutto il forame sangue, che tutta quella casa è sotto sopra; e vedete di quello che egli gli ha dato! Dice ben la fante: — Io vorrei inanzi che si fossi sfogato la stizza sopra di me, tanto che fossi svelenito per sei mesi.

Baldo. Odi furfante! Io ramazzerei, se gli stesse in casa mia.

Zuccherino. Andrea, suo fratel maggiore, l’ha cercato tutto di per ficcargli un temperatoio nella pancia, ma non l’ha saputo trovare; e messer, per non far tanto romore, lo vuol pagare e cacciarlo via: però era venuto qua a’ Marmi a veder se ci fosse per disgrazia.

Baldo. Non ne cercare altrimenti, ché il porco debbe averla presa per la piú corta. Dimmi, ècci nessuna cortigiana che sia da niente?

Zuccherino. Voi l’avete detta alla prima.

Baldo. È possibile che non ci sia qualche cosa di buono? o di cattivo, ma che avessi garbo?

Zuccherino. La signora (che io non ho a memoria quel nome strano) che sta lá... dal canto alle Rondine... per andar piú inverso Guaifonda... da quell’orto del Campaccio.

Baldo. Tu debbi essere stato alla taverna, ché la lingua ti s’appallottola in bocca, perché tu non sai dir dove; ciò è il cervello ti fumma.

Zuccherino. So ben quella che io vo’ dire, ma non voglio che sappiate chi; però vo girandolando: vedete se del pedante l’ho detta a punto?

Baldo. Che volevi tu dir di cotesta cortigiana, di cotesta che tu non vuoi che si sappi il nome?

Zuccherino. Io portai la zana a un signore l’altra sera bene ben fornita e due volte la ritornai a empiere; cosí fece ancóra il cuoco. Oh che gran catenone d’oro aveva egli al collo!