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il nobile e il perduto 163


Magno): — I principi che si fanno servi de’ sapienti uomini imparano a esser padroni di tutto il mondo. —

Perduto. Oh che brava risposta! oh che detto da tenerlo del continuo a memoria!

Nobile. Al tempo di questo gran signore viveva Diogene, il qual non, né per promesse né per prieghi, mai volle andar seco; anzi gli disse che si voleva acquistare il nome di Magno fuggendo il mondo da buon filosofo, secondo che egli se l’acquistava facendosi signor del mondo, e che non era la peggior cosa che perder la propria libertá.

Perduto. Chi avesse ora qui inanzi il teschio d’Alessandro e quel di Diogene (questo vorrei che considerassino coloro che sono assassinatori della virtú), non saperebbe discernere qual de’ due capi disprezzo il mondo o qual lo signoreggiò. Séguita.

Nobile. Alessandro, udite le parole del gran filosofo, voltatosi a tutti, gridò con gran voce e disse: — Io vi giuro, per lo dio Marte, che s’io non fusse il re Alessandro, che io vorrei esser Diogene filosofo; e questo dico perché, al parer mio, oggi non credo che sia altra felicitá sopra la terra equale a questa: un re Alessandro che comandi a tutti e un Diogene che comandi a un Alessandro. — Ora questo magno re, sí come teneva particulare affezione a’ filosofi, particolarmente leggeva ancóra piú un libro che un altro: la sera, quando andava a dormire, si vedeva la sua spada e il libro d’Omero dove tratta della distruzion di Troia, il quale sempre aveva in mano nel tempo conveniente. Filippo suo padre, quando gli nacque Alessandro, mandò molti doni al tempio, e scrisse una epistola ad Aristotile, dove son dentro queste o simil parole: «Io ho rendute molte grazie agli dei e gli ho presentati assai per avermi dato un figliolo; ma piú ne rendo loro ancóra perché me l’hanno dato in tempo che vive sí eccellente filosofo come sei tu; per che spero che tu me lo alleverai in tal maniera che si potrá dire che sia mia figlio e tu suo padre».

Perduto. Altri re che Alessandro dove sono?

Nobile. Tolomeo ottavo, re degli egizii, fu molto amico de’ savi, cosí de’ caldei come de’ greci: ebbe per familiare