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il nobile e il perduto 165


signori che i lor figliuoli imparino a giucar bene, a crapular meglio e lussuriar del continuo e non lèggere o praticar filosofi o sapienti uomini altrimenti.

Nobile. Questo Antigono ebbe grande amicizia ancóra con due filosofi che al suo tempo fiorirono, Amenedeo e Abione, de’ quali Abione era il piú dotto e in estremo poverissimo. Oh che etá era quella! Nessuno filosofo costumava di lègger publicamente filosofia, che tenessi faccende per un carlino; i piú savi filosofi dell’academia d’Atene eran quegli che manco avevano.

Perduto. Oggi chi ha roba e danari è tenuto savio e chi ha lettere e virtú, che sia povero, è tenuto una bestia, un matto, uno sciocco, un insensato. Io lo dirò pure: chi è povero si vadi a riporre, perché fia da infiniti ricchi ignoranti tenuto un asino.

Nobile. Chi manco teneva veniva ad aver piú; onde non si gloriavano di tenére assai traffichi, ma di saper molta filosofia. Nota questo bel caso: essendo giunto Abione agli anni della decrepitá s’infermò a morte; onde il re Antigono lo mandò a visitar per il suo proprio figliuolo e gli mandò gran somma di danari, facendo asapergli che dovesse accettare il presente cosí lietamente come gli era stato mandato. Il buon filosofo sprezzò il tesoro e lo rimandò, dicendo al giovane: — Direte al re vostro padre che io lo ringrazio del grande accarezzarmi che egli in vita m’ha fatto e del presente che ora egli mi fa in morte; ma, poi che settantacinque anni io ho trionfato nudo senza alcun peso, che di grazia non mi voglia caricare ora nella morte né d’oro né di roba, perché mal volentieri passerei questo pelago che va da questa all’altra vita: e digli che da qui inanzi non soccorra in morte mai piú alcuno d’oro o d’argento, ma che l’aiuti d’un maturo discorso e buon consiglio, per ciò che l’oro fa lasciar questa vita mal volentieri e il consiglio fa abracciar quell’altra di buona voglia. —

Perduto. Oh bene, oh bene!

Nobile. Archelao fu un altro re, che, oltre che egli stette fra’ padiglioni e genti d’arme, discese dal sangue di quel re Menelao, antico re di Grecia, che si trovò, cred’io, alla distruzion