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210 i marmi - parte quarta


pesuzzi; misure, misurette; forme, formette; modegli, modelletti; intagli, ritagli, frastagli; girelle, girandole, frascherie, e trenta mila para di diavoli che ne portino tante tresche. Un giorno (vedete s’io ho poca faccenda!) io mi messi a scrivere quanti danari io spenderei a comprare solamente una cosa per sorte d’ogni cosa: come dire, un tegolo, un embrice, per farmi in cima, una pianella, una cazzuola di calcina, una trave, un corrente, un mattone, una finestra di legno, uno stipito: questo è quanto alla fabrica, lasciando la rena: poi ne venni alle masserizie e cominciai alle baie: un bicchieri, una guastada, una saliera, un rinfrescatolo, una ampolla, una tazza (questi son vetri) e un fiasco: volete voi altro? che il tesoro di Creso... che Creso? tutti i danari che batte la zecca non mi bastavano a comprar la mitá d’una cosa per cosa. Parv’egli che le girandole sien cresciute dal diluvio in qua? Or pensate se i gotti non ci avessin fatto de’ iuochi sopra come noi staremmo! Un voglioloso credo che patisca la gran pena; perché ciò che vede apetisce, e poi non lo può avere, perché non giova ricchezza. Il palazzo degli Strozzi mi piace: va un poco a farne uno o tu lo compra; vedrai quanti zeri v’andrá a fare il numero de’ ducati. Io vorrei un giardino come quel di Castello, un luogo come il Poggio a Caiano: sí, sí, a bell’agio te ne caverai la voglia! Io non mi maraviglio piú se si fa guerra per pigliar paesi, perché le son voglie che nascono a’ gran maestri.

Doni. Ancor le ranocchie morderebbono, se l’avessin denti.

Inquieto. Egli è una bella cosa trovar la casa fatta e acconcia, cotto e apparecchiato: so che non si pensa a dire: «faren noi bene o male?» vòi «giustamente o non giustamente?». Quando Cesare ebbe pensato un pezzo, si scaricò la coscienza con questo detto: «Se la giustizia e la ragione è da violare, è da violarla per signoreggiare»: e si credette aver bello e pagato l’oste. Però disse Bruto e quegli altri omaccioni romani: «Chi fa il conto senza l’oste l’ha far due volte»; e: «Ogni conto mal fatto — disse Cicerone, in libro De Senettute — debbe stornare»: e gli diedero sul capo come si fa alle bisce.

Doni. Ci mancano gli essempi moderni!