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diceria dell'inquieto 211


Inquieto. Pochi giorni fa io fui menato a vedere uno scrittoio d’anticaglie; e colui che mi vi menò, al mio parere, è piú pazzo che non son io, se giá io non sono come la maggior parte degli altri, che credano esser savi soli loro. Egli mi cominciò a mostrare una testa di marmo e a lodarmela (le son tutte albagie che si mettano in fantasia gli uomini) per la piú stupenda cosa del mondo, poi certi busti, certi piedi, certe mani, certi pezzi, un sacco di medaglie, una cassetta di bizzarrie, un granchio di sasso, una chiocciola convertita in pietra, un legno mezzo legno e mezzo tufo sodissimo, certi vasi chiamati lacrimarii, dove gli antichi, piangendo i lor morti, riponevano le lor lagrime, certe lucerne di terra, vasi di ceneri, e altre mille novelle. Quando io fui stato a disagio quattr’ore e che io veddi che tanto tanto teneramente era inamorato di quelle sue pezze di sassi, con un sospiro io gli dissi: — Oh se voi fosti stato padrone di queste cose tutte quando l’erano intere, eh? — O Dio, che piacere avrei io avuto! — rispose egli. — Se poi voi le aveste vedute come ora? — Sarei morto — disse il galantuomo. — O che direste voi che se ne fará del gesso ancóra! perché ha manco fatica che di pezze le diventin gesso che non è stata di bellissime statue diventar pezzi brutti. — E mostratogli il sole, gli disse: — Fratello, quello è una bella anticaglia, e ce n’è per qualche anno, e non queste scaglie, boccali, lucerne e novelle, che si rompono e vanno in mal punto e in mal’ora: io vorrei avere in casa quello; e non l’avendo veduto mai piú, mostrandotelo, ti farei stupire. Lascia andar coteste novelle, vattene a Roma, ché per un mese tu ti sazierai; e quando tornerai a casa e che tu rivegga queste tue cose, te ne riderai come fo io. Per me non trovo cosa che mi diletti piú d’un giorno, io sono instabilissimo, inquieto e non cappio in me medesimo. — Guardate ora voi, Doni, se mi sapeste trovare qualche ricetta che mi stagnasse il sangue.

Doni. Per ora non vo’ dir altro, perché la vostra diceria è stata si lunga che io mi sono scordato il principio; tosto vi farò risposta, perché lo raccapezzerò, ricordandomi del mezzo e del fine.