Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/240

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nota 235


giá logori. Precedono in carte non numerate la dedicatoria dello stampatore al Vendramin, e dello stesso un avvertimento ai lettori, la licenza per la stampa, la dedicatoria degli accademici Peregrini ad Antonio da Feltro e una tavola delle materie ripartita per libri.

I Marmi di Anton Francesco Doni ripubblicati per cura di Pietro Fanfani con la vita dell’autore scritta da Salvatore Bangi, Firenze, Barbèra, 1863. Due volumi di pagine lxiv-342, 312, in 8°, della Collezione gialla. In fine al volume II, 275-308, è il Catalogo delle Opere di A. F. Doni, compilato da Salvatore Bongi, e, appresso, di lui medesimo una Correzione ed aggiunta alla Vita del Doni. Della quale Vita furono altresí nel medesimo anno impressi estratti in 8° di pagine 92.

La prima edizione, non rara veramente benché non comune, usci di sotto le mani stesse e gli occhi del Doni, il quale nella bottega del Marcolini aveva fino il recapito; e però ha valore per noi come d’autografo. Un autografo vergato via alla spacciata, senz’agio spesso di pur rileggere: onde certi periodi scappati a rotta di collo, che ruzzolano giú in un mezzo garbuglio, e certi scorsi di penna, certe distrazioni, certe omissioni che ti fan rimanere líi di stucco a raccapezzartici. Guai non piccoli né trascurabili inezie; a cui se tu sommi gl’inevitabili sbagli che confuso dalla veloce scrittura e spinto dalla fretta di suo vi aggiunse il tipografo, e il capriccio dell’interpunzione che sembrava allora stranirsi dalla logica e gabellarla, tu vedrai che il bel volume, formato con chiara eleganza non è poi troppo spedito a lèggere. Ti avvedrai inoltre che la speditezza diminuisce quanto piú procedi alla fine; onde senza téma d’errore potrai teco stesso concludere che stanchezza e fretta crescevano insieme col crescere delle pagine. Ma ove per soccorso tu prenda l’altro volume stampato dal Bertoni, finirai dopo breve riscontro per metterlo da parte come dopo non breve esame ho fatto pur io. Sciagurata edizione, in vero: riproduce gli errori, cangia dove pure istava bene, omette, rappezza e non rappezza, ch’è un giocherello a volte da farti montar la mosca al naso. A non adombrare, nel 1609, la censura ecclesiastica, giú sforbiciate e mutamenti e travestimenti: soppresse le indicazioni delle piazze appellate da qualche santo; mutato «cappuccio» in «capino», «giurare» in «affermare», e simili goffag-