Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/246

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nota 241


gli altri sollazzevoli scritti di quell’etá e delle etá prossime, nonché le opere di varia moderna erudizione che vi si riferiscano, e un pochino tal volta anche l’indice nostro. Del Carafulla, ad esempio, troverá che due volte ne fa allegra menzione il Varchi nell’Ercolano e una il Davanzati nella Lezione delle monete; del Berretta, di Visino e dello Stradino avrá notizia dal Lasca, per cui profitterá delle edizioni del Fanfani e del Verzone e delle erudizioni del Gentile negli Annali della regia scuola normale superiore di Pisa, filosofia e filologia, XII, 1897, e del Salza nella Rassegna bibliografica della letteratura italiana, 1901, IX; del Barlacchi riudirá rimemorata l’arguzia pur dal Giannotti nel Vecchio amoroso, III, 1; di Enea della Stufa oltre che dalla Storia fiorentina del Varchi apprenderá dalle Istorie di Giovanni Cambi; e via via di altri altrove.

In fine che dirò? Che il Doni voleva indulgessero un po’ i lettori se, nonostante le molte diligenze, qualcosa pur fosse sfuggito nelle stampe, ancorché io non abbia rinvenuto che impianato per impaniato in I, 159, e Analdo per Arnaldo in II, 138; vorrá, adunque, il lettore per me qui ascoltarlo, poi che qui siamo in casa sua. Io diligenze, come ho detto, e vedrá ognuno che si umilii a’ confronti, ne ho usate piú che moltissime: non vo’ con questo concludere che tutto tutto rileggerebbe cosí oggi il Doni, che altrimenti qua e lá anche allora avrebbe riletto se ne avesse avuto agio o voglia, tanto piú che allora elisioni, troncamenti, accomodamenti si lasciavano bel bello, in prosa e in verso, al genio di chi leggeva e non ci se ne offendeva punto, troppo piú che noi ora non siamo soliti, o giá non convenisse, badandosi al sodo che alla parvenza; vo’ asseverare che la forma è rimasta, il meglio si poteva, cosí com’era, sua propria del Doni, genuina. Il Doni, non ne dubito, molto se ne compiacerebbe; e di questi due bei volumi, e degli altri che poi si apparecchieranno, s’allegrerebbe e loderebbe come di nuovo suo fregio: che a me sarebbe bastevole premio.

Bologna, 2 settembre 1927.