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20 i marmi - parte terza


Academici Peregrini e Fiorentini
e l’Aurora di Michel Agnolo Buonaruoti.

Peregrino. Lo aver veduto tante belle cose di questa cittá ha da farmi piú e piú giorni maravigliare. Come è egli possibile che un uomo facesse cosí bene in gioventú e ora si mirabilmente in vecchiezza? Io credo che quella statua di quella Nostra Donna sia la piú bella scoltura del mondo.

Fiorentino. Non era egli un peccato che quel gigante gli fussi stato rotto un braccio?

Peregrino. Veramente grandissimo. Ma donde s’entra egli in questa sagrestia sí mirabile?

Fiorentino. Di qua, per chiesa; andate lá ed entrate dentro, con patto che voi non facciate come un altro.

Peregrino. Oimè!

Fiorentino. Non vi spaventate cosí tosto; fatevi prima da un capo e cominciate a rimirar questi capitanoni, questi figuroni, queste arche e queste femine, e poi stupite. Quando l’avrete considerate, allora potrete dire stupefatto: «Oimè!». Ma, ditemi, che avete voi, che state sí fisso a rimirar questa Aurora? Voi non battete occhio; vi sareste mai convertito in marmo?

L’Aurora parla.

E’ non sono molti anni, nobilissimi signori, che, venendo a vedermi un altro ingegnoso spirito in compagnia di Michel Agnolo, che, avendo egli guardato e riguardato ogni cosa, affissò poi la vista nella mia sorella Notte che voi vedete, e tanto diede forza a’ suoi spiriti di fermezza che si fece immobile. Onde, accorgendosi Michel Agnolo di questo, non lo svegliò dal fisso rimirare, perché non aveva autoritá sopra la figura che Dio aveva fatto, ma sopra la sua; e, acostatosi a lei, la