Pagina:Dopo il divorzio.djvu/117

Da Wikisource.

— 111 —


che per la morte del bimbo. Ma, strano conforto, cominciò a dirgli con ironia:

— Ebbene, mio caro, tu sei pazzo a desolarti così. Pensa a te, pensa che se il Signore, come tu dici, ha richiamato a sè l’anima innocente, lo ha fatto forse per il suo bene.

— Perchè? — chiese Costantino, col capo curvo, le braccia penzoloni e le mani aperte. — Perchè era povero?

Quel giorno il re di picche voleva filosofare e disse che la povertà non era un male, tutt’altro, forse anzi un bene, anzi un bene addirittura.

— Ci sono altri mali, caro amico. Pensa a te; tua moglie si conforterà.

— Ah già, essa ha il sole! — disse Costantino, chiudendo le mani. — Questo sole che scotta! Ah, che se ne farà essa del sole, ora?

— Pof! Pof! Pof! — canterellò l’altro, gonfiando tre volte le guancie grasse e giallognole; poi si distrasse, si guardò bene bene l’unghia del dito mignolo destro, e infine disse a voce alta:

— Dimmi tu, caro amico, e se tua moglie prendesse un altro marito?

Costantino non comprese bene, tuttavia le sue braccia s’irrigidirono.

— Ella farebbe bene a non dirmi queste cose, oggi — disse con voce accorata.

— Pof! Pof! Pof! — ricantò e rigonfiò l’ex-maresciallo.

Breve silenzio. Poi:

— Ecco, caro compatriota, tu non mi hai capito