Pagina:Dopo il divorzio.djvu/120

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nere che egli ignorasse persino l’esistenza di quella legge infernale.

Dopo averle scritto fu più tranquillo; ma un piccolo tarlo inesorabile cominciò a rodere e stridere nel suo cervello, e dopo quel giorno il re di picche con pietà crudele non cessò di instillargli nel sangue il terribile veleno.

— Bisogna che si abitui, — pensava l’ex-maresciallo, — altrimenti quest’anima semplice muore di crepacuore.

Qualche volta pensava che forse era meglio lasciarlo morire, poi ricordava d’avergli promesso la grazia, e sembrandogli di poter arrivare ad ottenergliela, tornava a tormentarlo per impedirgli di morire allorquando Giovanna avrebbe chiesto il divorzio. Era certo che ella pensava già a ciò, e si stizziva quando Costantino parlava amorosamente di lei.

— Caro, carissimo, — gli disse sbuffando, un giorno d’ottobre. — Tu non conosci le donne. Anfore vuote, ecco, null’altro che anfore. Una volta io sono stato fidanzato. Ti pare impossibile? Sì, pare impossibile anche a me, guarda! E poi? Ecco tutto, ella mi tradiva già, ancora prima di sposarla. Ecco tutto. Tu mi fai stizzire, del resto: ora tua moglie trovasi in un caso diverso, è povera, è giovine, ha del sangue nelle vene. Ha sì o no del sangue nelle vene? Se questo Dejas la vuol sposare, ella è un’oca a non prenderselo.

— Chi, Dejas? Chi le ha detto?... — domandò Costantino maravigliato.

— Oh, non me lo hai detto tu?