Pagina:Dopo il divorzio.djvu/258

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— Ah! Ah! Ecco che sei venuto... ah! Ti ho fatto venire subito, agnello scorticato! Ah! eh!... eh!...

Era alta, grossa, con una testa piccina piccina, un viso minuto, d’un bruno acceso, e la bocca rossa e gli occhi glauchi; non brutta eppure ripugnante. Non beveva mai, ma sembrava sempre ubriaca ed aveva la fissazione che tutti lo fossero. Continuò a ridere, e tornò a guardare nel ripostiglio.

— Non c’è niente, disse, proprio niente. Io ho fame, sai?

— Se aspetti un momento, vado a prendere qualche cosa. Ma prima bisogna che tu mi dica...

Ella gli si rivolse contro, e cominciò a spingerlo mettendogli una mano sul petto, e con l’altra dandogli dei pugni tutt’altro che scherzosi.

— Ah, tu vuoi sapere... oh, coccodrillo, tu vuoi sapere?... Perciò sei entrato subito? Va, ritorna al fresco, agnello magro! Tu vuoi sapere? Tu credi si tratti di Giovanna Era, eh? e sei entrato per ciò, non sei entrato per me!...

— Lasciami, — egli disse, prendendole la mano. — Tu picchi forte, che il diavolo ti picchi. Sì, sono entrato per ciò. Ebbene?

— Ed io non ti dico nulla, ecco!

— Mattea, non farmi adirare! — egli disse, con voce dolce. — Tu non sei cattiva. Ora vado... vado e compro quello che tu vuoi: cosa vuoi che compri? Che cosa?

Egli sembrava un bambino che si finge buono per ottenere ciò che desidera. Ed in quel momento desiderava acremente qualche cosa di acerbo, di cru-