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non furono iniziati mai. La società li punisce per violazioni di leggi talora ignote, e delle quali lo spirito e lo scopo non sono insegnati mai dalla società al cittadino. La società desidera da essi cooperazione e sacrificio per un fine che nessuna scuola svolge ad essi sull’aprirsi della loro vita civile. Strano a dirsi: gli uomini della dottrina, alla quale ho accennato poc’anzi, riconoscono in ciascun individuo il dritto d’ammaestrare i giovani: non lo riconoscono nell’associazione di tutti, nella Nazione. Il loro grido, libertà d’insegnamento disereda la Patria d’ogni direzione morale. Dichiarano importantissima l’unità del sistema monetario e dei pesi; l’unità dei principii, sui quali la vita nazionale deve avere fondazione e sviluppo, è nulla per essi. Voi non dovete lasciarvi adescare da quel grido che tutti quasi i fautori moderni di Costituzioni ripetono l’uno dopo l’altro.
Senza Educazione Nazionale non esiste moralmente Nazione. La coscienza nazionale non può uscir che da quella.
Senza Educazione Nazionale comune a tutti i cittadini: eguaglianza di doveri e di diritti è formola vuota di senso: la conoscenza dei doveri, la possibilità dell’esercizio dei diritti, sono lasciate al caso della fortuna e all’arbitrio di chi sceglie l’educatore.
Gli uomini che si dichiarano avversi all’unità della educazione invocano la libertà. Libertà di chi? Dei padri o dei figli? La libertà dei figli è violata, nel loro sistema, dal dispotismo paterno: la libertà delle giovani generazioni sacrificate alle vecchie: la libertà di progresso diventa illusione. Le credenze individuali, false