Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/33

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— È un buon uomo, esclamò una comare. Voleva proteggere la signora contro una compagnia di ladri, essi fuggirono intanto i miserabili...

— Ma non può rimanere così in mezzo alla strada quel povero vecchio! Signora possiamo trasportarlo in casa vostra?

— Certo, disse vivamente Irene; adagiatelo sul sofà del salotto, venite da questa parte, vi prego.

E con mille precauzioni, Holmes fu trasportato nella stanza e adagiato sul canapè.

Io mi avvicinai alla finestra, e togliendomi di saccoccia il fuoco artificiale attesi il segnale convenuto.

Vidi Holmes sul sofà, che si agitava penosamente come un uomo oppresso che ha bisogno d’aria. Una domestica corse alla finestra e la spalancò. Nel momento stesso Holmes alzò le braccia; io gettai il fuoco artificiale nel salotto gridando “al fuoco.” Altre persone fecero coro: curiosi e gente di servizio. Un denso fumo colmò tutto ad un tratto l’ambiente. Vidi degli uomini fuggire poi udii Holmes gridar loro che era un falso allarme e che non vi era pericolo alcuno. Dal canto mio m’ero eclissato; allo svolto della strada, Holmes m’aveva raggiunto.

— Bravo dottore! disse dopo qualche istante, bravo! non si poteva agir meglio! Riuscita completa.

— Avete il ritratto?

— No, ma sò dove si trova.

— Come lo sapete?

— Ella stessa m’indicò il luogo ove lo nasconde. Inutile di prolungare il mistero, non è vero? Tutti formavano parte del complotto, lo avrete indovinato, quei mendicanti erano pagati da me come quei soldati abilmente travestiti. Quando la disputa scoppiò, io mi sono sporcato il viso con un po’ di vermiglio che avevo in mano, sono caduto e fui creduto morto. È una vecchia astuzia.

— Mio caro; quando una donna crede che la sua