Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/97

Da Wikisource.

— 91 —

tenzione alla mano tremante che l’altro gli porgeva e ci avviammo verso King’s Pyland.

— Ho ben di rado veduto un’unione più assortita di codardia e di arroganza quale in mastro Silas Brown, disse Holmes ritornando.

— E’ lui dunque che ha il cavallo?

— Cercò sulle prime di negare, ma gli descrissi così bene ciò ch’egli fece questa mattina, da farlo convinto ch’io l’abbia spiato. Voi osservaste la punta quadrata delle scarpe sulle impronte della strada? Eh! le sue vi corrispondono esattamente. Nessun domestico avrebbe acconsentito a fare una simile cosa. Gli descrissi in qual modo, essendosi alzato il primo di tutti secondo la sua abitudine, egli abbia veduto un cavallo ignoto vagare per gli stagni. Come avvicinandolo, ne fu stupito.

Perchè egli riconosceva dalla macchia bianca sulla fronte, che il caso gli aveva dato in possesso il solo cavallo capace di battere quello sul quale aveva scommesso.

Gli spiegai pure che il suo primo impulso era stato di riconoscerlo a King’s Pyland, indi che il pensiero di poter nasconderlo fino alla fine delle corse, gli aveva fatto cambiare opinione, e ch’era ritornato con lui a Mahleton.

— Ma le sue scuderie furono visitate.

— Oh! di un vecchio astuto par suo non si dovrebbe fidarsi.

— E voi osate lasciare il favorito in suo potere nel momento in cui tanto interesse avrebbe a nuocergli?

— Mio caro amico, egli lo custodirà come la pupilla dei suoi occhi. Sà ch’è il solo modo di ottenere il suo perdono.

— Il colonnello Noss non parmi troppo disposto a far grazia in nessun caso.

— Il colonnello nulla ci ha da vedere in tutto questo. Vedete che agisco a modo mio, e non dirò più di quanto mi converrà. E’ il vantaggio di un agente di questura privato.