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Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/120

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98 Scola della Patienza

adversi. f Niuna cosa mi pare più infelice, ne più disgraziata di colui, che non hà mai patito alcuna avversità. In questo medesimo senso diceva Biante, che quegli era infelice, che non poteva sopportare l’infelicità. Queste sentenze de Savij vengono da quel Savio di Roma confermate in questo modo con un chiarissimo testimonio: Brevem (disse egli) tibi formulam dabo qua te metiaris, qua te perfectum esse iam sentias: Bomum tunca habebis tuum, cum ontelleges infelicissimos esse felices. g Io, dice, ti darò un breve modo da misurarti, e vedere se tù sei perfetto: ed è che all’hora sarai tale, quando intenderai, che i più infelici sono felici. Qual Christiano sarà quello dunque, che non giudichi di essere misero, solo perche rarissime volte gli sopraggiunghino le miserie? Seicento cause si possono attorno à ciò apportare.