Vai al contenuto

Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/215

Da Wikisource.

Parte I. Cap. V. 193

in qualunque sorte di vita ci troviamo. E quello si giudica, che sia più di ogni altro prattico, e destro nella Scuola della Patienza, che, meglio di ogni altro sà sopportare i suoi ceppi, e le sue catene, e con christiana patienza abbraccia meglio i ceppi, e le catene del suo stato. Et è cosa certa, che questi legami s’han da portare, e non da rompere. Et à molti giova grandemente l’esser così legati, accioche ne i piedi, ne le mani si discostino licentiosamente dall’honesto.

Condenniamo dunque affatto quell’errore, che a tutti dà ad intendere, che la sua croce sia la più grave di tutte quante l’altre. Anzi ogn’uno tenga certo, e si persuada che non haverà mai patito, ne patirà mai tanto, che non si sappia ch’altri hanno patito più gran cose di lui.

Ma da quel primo errore ne suol nascere un altro, quando non sola-