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Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/216

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194 Scola della Patienza

mente ci pensiamo, che le nostre afflittioni siano maggiori di quelle d’altri, mà cerchiamo ancora di fuggirle se bene in darno. Quindi è, che ’l villano odia la zappa, e l’aratro, il muratore la sua cazzuola, il ferraro la lima, lo scrivano la penna, lo scuolare la disciplina: il marito odia la moglie, il servo il Padrone, lo scolarello il maestro; à tutti dispiace il proprio officio, e quel modo di vita, che si trova d’haver incominciato. E questo non avviene per altro, se non perche siam’ pigri e freddi, e non vogliamo durar fatica. Propter frigus piger arare non vult. f

Qui S.Paolo dice à tutti ad alta voce; Unusquisque in qua vocatione vocatus est, in ea permaneat. g Ciascuno stia saldo nella sua propria vocatione. Ma in, che modo? Facendo, e patendo molte cose con fortezza. E per questa causa S. Paolo venendo anco alle pre-