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Parte I. Cap. V. | 221 |
cose, e mirarle com’elle sono. Mira di gratia attentamente, che cosa sia l’amalarsi, l’esser povero senza sua colpa, l’haver perduto la grazia, e il favor degl’huomini; considera bene, che cosa sia, che uno sia ingiuriato à torto, che un virtuoso sia dispreggiato, e biasimato, e dirai, che queste cose son bene terribilissime, e horribilissime mascare, e apparenzze di mali insopportabili; mà che non sono cose se non da spaventare fanciulli.
L’imaginatione di molti è quella, che guarda l’infirmità, e l’apprende per un male gravissimo: la povertà per un sommo dishonore di questa vita; l’ingiurie, il dispreggio, i vituperij, la perdita de’ favori, la molestia degl’invidiosi, per una cosa pessima, e dannosissima, e da esser à vele, e à remi fuggita. E così delle formiche ci formiamo Elefanti; de i cani, tigri, e pantere; de i lepri, e conigli ci fin-