Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/319

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Parte I. Cap. VI. 297

rum. a Io era un putto tantino, e era così gran peccatore: Giocavo, essendo putto, alla palla, e da quel giuoco ero impedito dall’imparare, e così peccavo facendo contra quello, che mi comandavano i miei Padri, e i miei maestri. Aulo Persio, quando ancor’egli era giovinetto, se gli accadeva talvolta di non sapere quello, che gl’era stato prescritto dal maestro, s’ungeva gli occhi, e fingeva d’haverci male. Egli stesso confessa l’inganno:

Saepe oculos, memini, tangeam parvus olivo,
Grandia si nollem moituri verba Catonis
Discere

Io mi ricordo, (dice egli), che quando ero piccolo, e non volevo imparare i versi di Catone a mente, mi fingevo d’haver male a gl’occhi, e me li ungevo d’olio.

Molte cose fingono i scolarelli