Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/102

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Il giorno dopo, subito, con un'audacia, un sangue freddo ed una prontezza meravigliosi, il piano fu ideato ed eseguito. La barba di Dürer fu divisa in venti eleganti ciuffetti graziosamente legati colla seta azzurra con cui Fraulein Gretchen ricamava un paio di pantofole, e collocata in venti scatoline che prima avevano contenuto ignobili pillole per la nonna. Nennè ebbe cura di incollarvi sopra una piccola marca réclame collo stemma di Norimberga che serviva anche per le cartoline.

E quasi a favorire la sua impresa, il cielo si fece sgombro di nubi, il sole riapparve, i forestieri tornarono ad affluire.

Nennè, serio, corretto, dignitoso, apriva la porta, guidava le comitive, riconosceva tosto la nazionalità degli ospiti, aveva adottato un sistema infallibile.

Colpiva di preferenza gli americani, per una sua personale vendetta, e perchè aveva intuito la psicologia della più fanfarona delle razze.

Dal vile americano che gli aveva suggerito di rubare le stampe, egli aveva imparato il procedimento per burlarsi di tutta l'America: accompagnava i visitatori in fondo alla scala, e là, nell'andito semioscuro dove era ben certo di non esser visto se arrossiva troppo, presso al portone che era facile richiudere sul naso ai diffidenti, tirava fuori una delle sue scatoline, e, con aria di mistero e d'importanza gentilmente offriva:

— «Un véritable souvenir de Dürer, messieurs