Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/105

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là di dove si era venuti, come le rondini tornano al nido per una legge più forte d'ogni legge, più sacra della parentela; per quel bene, per quel male, che ha nome nostalgia, che ritorna alla sua terra il vagabondo dalle più lontane contrade, che ridona i figli alla madre anche se non li ha nutriti, anche se li ha percossi e traditi; per quella febbre che della terra infida rammenta solo le dolci primavere e le notti serene come una donna perfida e adorata alla memoria dell'amante ridice solo i brevi istanti d'amore....

— ... Per non morire, per non morire, nonna!...

Suonavano le quattro. Nennè scese di letto, e, in camicia e a piedi nudi, reggendo con mano tremante il lumicino, prese un grosso vocabolario e lo scartabellò. Poi esitando e riflettendo, e ad ogni lettera rituffando il nasetto nel libro, scrisse su di un foglio, a grossi caratteri incerti:

«Grossmutter verzeihe mir. Ich werde zurück kommen. Hans».

Per la prima volta egli le parlava in tedesco.

Prese il foglietto e lo mise in una busta, vi unì il mazzolino di viole copiato per chi non aveva voluto ritornare, e posò la lettera bene in vista sulla cesta da lavoro.

— Perdono, perdono!...

Poi si vestì velocissimamente, colla cautela e la rapidità di una scimmia, intascò i sessanta marchi, scivolò giù per le scale, fu sul piazzaletto immerso nella notte.