Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/165

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l'indecente gazzarra: le sue lagrime erano lagrime vere.

Una sincera pietà e un acuto rimorso punsero il cuore di Ninetta. Ella era buona, e, non appena Rosina e Teresa le avevano svelato ridendo la trama ordita ai danni dell'amica, si era ripromessa di metterla subito sull'avviso; ma poi.... un fratellino malato, la necessità di lasciare il servizio per curarlo, nulla da mangiare per sè e per le creature.... come trovar tempo di pensare agli altri?...

Ella aveva lasciato correre, o meglio aveva completamente dimenticato il suo proposito, ed ora l'amica si confidava proprio a lei, con tanto dolore, con tanto visibile spasimo: a Ninetta pareva di essere complice del tradimento.

Tosto, ella pensò che era necessario impedire almeno che Innocenza ricadesse nell'inganno, che si prestasse nuovamente alla farsa umiliante.

Ma non appena ebbe incominciato con parole timide ed esitanti a far intravedere la verità ad Innocenza, il furore che si dipinse sul volto di lei fu tale, e ne fu così contraffatta, che Ninetta non ebbe più coraggio di continuare.

— Per.... per ridere?... Tu dici.... tu dici.. che venivano.... per ridere?... Ma ripetilo, se sei capace, ripetilo davanti a questi occhi che li hanno veduti, gettarmi dei baci, divorarmi cogli sguardi!... Ripetilo!...

E le si avvicinava con tanto furore, con tanto astio; con tanto livore le soffiava in viso le sue smentite, e con tale lacerante spavento