Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/174

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Andava a trovare un amante?... Ed ella le avrebbe fatto la guardia da lontano, l'avrebbe vigilata, protetta e difesa dalla curiosità altrui. Occorreva tacere, ignorare?... Ed ella avrebbe taciuto, ignorato. Occorreva ascoltare, consigliare, aiutare?... Ed ella non si sarebbe sottratta. Tutto, tutto, tutto, le più abbiette cose.... Ma che Innocenza fosse felice, che non piangesse più!...

Così, le due donne l'una dietro l'altra arrivarono al vecchio cimitero abbandonato.

La madre rimase fuori e si nascose dietro un mucchio di ghiaia; Innocenza procedette svelta fra i tumuli coperti di alta erba, segnati da qualche croce malferma. Ella andava verso l'uomo, verso l'amore, come l'uccello va verso il serpe che l'ha affascinato, con occhi aperti e ciechi, per una fatalità inesorabile del suo destino e del suo sangue che rendeva inutile ognidelusione, che esasperava nel suo corpo deforme la sete inesausta, la torbida attesa. «Ebbra, ansietata, affocata d'amore»....

Alla vecchia torre di Cernedo l'orologio suonò otto ore; un uccello spaurito si sollevò nell'aria con un rapido batter d'ala; la luna sbucò livida da un groviglio di nuvoloni.

Innocenza aspettò, ritta fra due croci, nell'angolo a tramontana dove agonizzava il vecchio castagno, e per darsi un contegno staccò la rosa dal seno e l'odorò.

Ad un tratto, lungo il lato esterno del muricciolo cadente che chiudeva da quella parte il cimitero, si udì come uno stridìo di sassi.