Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/18

Da Wikisource.

la fortuna 7


*

Don Evaristo s’incaricò di trattare coi vecchi e li fece chiamare alla canonica.

Arrivarono, preoccupati e imbarazzati, lui coll’anello lucente all’orecchio e il cappello col fiocchetto rosso, lei col fazzoletto bene incrociato sul petto e un grembiule a fiorami, non sapendo a che attribuire il messaggio e soprattutto il saluto pieno di sorrisi della Perpetua e le due tazze di caffè che furono tosto servite sul vassoio delle grandi occasioni.

Infine, dopo un lungo preambolo sulla giustizia del Signore che qualche volta degna premiare i buoni anche in questo mondo, oltre che in quello al di là, don Evaristo si dichiarò emissario in terra della volontà di Dio annunciando ai coniugi Bombarda, in premio della loro vita esemplare, la fortuna insperata di sposare la loro figliola Rosa al contino Folco Novelli-Casazzi.

I due vecchi non capirono.

Don Evaristo dovette ripetere.

E non ancora i vecchi capirono.

(Da duecento anni i Bombarda tenevano in affitto quel podere dai conti Novelli senza aver mai avuto occasione di parlare ai padroni che consideravano colla venerazione superstiziosa ed ingenna dei servi della gleba).

Allora, abbandonate le metafore, l’arciprete