Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/17

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6 la fortuna


Ella corse incontro al prete, e baciò devotamente la croce che gli pendeva al fianco.

Poi sedettero l’uno di fronte all’altra.

— Donna Clemenza, — disse don Evaristo, — mi rivolgo alla vostra ben nota pietà, al vostro cuore di madre cristiana, perchè facciate cessare uno scandalo. Il contino è sempre in agguato dietro a una delle giovanette più savie e più timorate del paese, cerea d’incontrarla da per tutto, l’aspetta fuori della chiesa, la ferma per istrada quando torna dalle funzioni. La ragazza è onestissima, e appartiene a una famiglia religiosa e morale. Chi attenta alla sua purezza assume una responsabilità gravissima, incommensurabile, davanti a Dio. E chi, sapendo come stanno le cose, adotta un sistema di accomodante silenzio che diventa quasi una complicità, cade in peccato mortale che nessun sacerdote potrebbe assolvere. Perciò vi parlo, donna Clemenza. Pensateci, donna Clemenza. E se davvero, se seriamente, il contino è innamorato di questa ragazza, se la volontà di Dio si manifesta in questo senso, ad evitare guai peggiori e rimorsi che al vostro pio cuore sarebbero acerbi, promettetemi che la vostra rettitudine cristiana non tituberà neppure davanti all’idea del matrimonio....

Donna Clemenza promise, baciando la reliquia benedetta.

Otto giorni dopo le nozze erano decise.