Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/202

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le cose più sublimi e più folli. Quasi senza artiglieria, con armi arrugginite, con soldati scalzi e affamati, egli vinceva, vinceva....

La fantasia popolare lo circondava già di poesia e di mistero. Monte Suello e Storo e Condino suonavano vittoria, e la terribile e gloriosa Bezzecca....

Dopo Bezzecca non più notizie dei tre che erano partiti.

Fausto fremeva d'inquietudine; Battista vigilava come un cane intorno ad Elena, e nondimeno seguitava a cantare, lavorando, per dimostrare la sua tranquillità.

Ma ogni sera prima d'andare a letto, si inginocchiava sul nudo pavimento, e, stringendo fra le mani la corona ereditata dai suoi vecchi, cominciava a pregar Dio per coloro che «non si sapeva dove fossero, non si sapeva se fossero vivi o morti».

Cominciava con umiltà, a mani giunte, a capo chino; poi a mano a mano che la passione lo afferrava, come il servo si ribella al padrone quando l'ingiustizia soverchia di troppo, egli si ribellava contro il Dio onnipotente davanti a cui giaceva prostrato, e lo minacciava quasi, a pugni chiusi:

— «Non farete morire anche questi!... Avrete pietà!...»

Poi, colla testa sulle pietre, subitamente umiliato, singhiozzava:

— Fateli tornare, fateli tornare, Dio mio!