Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/231

Da Wikisource.

il carnet, dimenticato il cotillon, l'impegno preso, il mondo intero.

— Mi dispiace, principe, — disse poi con fredda cortesia, — ma non mi sento bene.... lo dicevo adesso al mio cavaliere.... Non è vero, De Renzis? Cercavo anzi la nonna.... Sono costretta a lasciare la festa prima del cotillon.... Sono veramente dolente....

Don Vittore Ruffo era abituato ad essere festeggiato, desiderato, conteso; quel rifiuto che per lui chiaramente ne dissimulava un altro ben più grave e più seccante, lo feriva nel vivo; nondimeno s'inchinò con perfetta amabilità, disse qualche frase gentile di rammarico, s'incaricò di avvertire la marchesa Ottavia e di ritirare dal guardaroba i mantelli delle signore.

Esse furono tosto circondate da amici e da amiche che si dolevano per la partenza improvvisa. Anche De Renzis s'inchinò alla marchesa Monfalcone, ed ella rispose al suo saluto coll'amabilità distratta e un po' stanca con cui trattava quelli che non facevano parte del suo mondo.

Valeria intanto aveva impigliato alla maniglia dell'uscio la lunga catenella che reggeva il ventaglio; chiamò con un cenno il giovane perchè l'aiutasse a sciogliersi.

— Domani alle tre, a Brera! — mormorò ella in un soffio, quasi senza muovere le labbra, con un'audacia che contrastava colla grazia quasi infantile del volto, colla purezza dello sguardo e del sorriso.